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ANALYTICA ANALYTICA
Google festeggi 25 anni

Buon Compleanno Big G

“Il signor G” è il titolo di uno degli album di maggior successo del compianto Giorgio Gaber, uscito nel 1970. Oggi però quella G maiuscola, per chi si occupa di comunicazione e marketing, richiama alla mente soprattutto la più rilevante ed influente piattaforma digitale del mondo: Google, fondata esattamente 25 anni fa, il 4 settembre del 1998.

E allora buon compleanno, Big G. Oggi parliamo di te!

Il Secolo Brevissimo di Big G

Nel suo più celebre saggio, lo storico inglese Eric Hobsbawm, definisce il '900 “Il Secolo Breve”, perché condensa i suoi eventi più rilevanti in meno di cento anni, tra il 1914, l'inizio della Prima Guerra Mondiale, e il 1989, l'anno del crollo del Muro di Berlino. Tra il 1914 e il 1989 corrono 75 anni esatti, 75 anni in cui è cambiato il mondo. A Google per rivoluzionare il nostro modo di vivere e di comunicare ne sono bastati 25, appena un terzo. È il Secolo Brevissimo di Big G.

Se con Google intendiamo “semplicemente” il Motore di Ricerca, questo si deve alla geniale intuizione di Sergey Brin e Larry Page, due studenti dell'Università di Stanford, che lo crearono appunto nel 1998. Il primo dominio era google.stanford.edu, ospitato proprio sui server di Stanford. Negli anni intorno al Motore di Ricerca si è sviluppato un ecosistema di servizi e prodotti, digitali e non, di dimensioni gigantesche, che va dai sistemi operativi all'archiviazione dati, dagli smartphone alle mappe, passando per video, browser, posta elettronica, servizi di traduzione, calendari, libri, musica, film, sistemi di pagamento, statistiche e analisi dati, videoconferenze e molto altro. I rami di Big G si sono estesi fino al cielo, ad una velocità che nemmeno nei timelapse. Per celebrare questi primi 25 anni, oggi che Big G traccia i confini del suo futuro destreggiandosi tra privacy, fake news e Intelligenza Artificiale, abbiamo deciso di mettere in fila alcuni fatti curiosi, o comunque poco noti, avvenuti nel corso di questo Secolo Brevissimo.

Il garage

Con gli americani c'è sempre di mezzo un garage. Proprio come l'Intel, la Apple e tante grandi rockband, anche Google ha trascorso la fase di gestazione della sua vita laddove dove noi, ingenuamente, ci limitavamo a parcheggiare la macchina. Il garage era quello di Susan Wojcicki, che per la modica cifra di 1.700 dollari al mese lo affittò ai giovani Sergey e Larry, che per dar vita al futuro dell'informatica avevano anzitutto bisogno di spazio. Il resto è storia, con la Wojcicki che da Google venne poi assunta (dipendente numero 18) e per quasi dieci anni ha ricoperto il ruolo di CEO di YouTube. Ah, ovviamente il garage è visitabile su Street View.

Le capre

Nel 2009 una legge dello Stato della California impose alle aziende di tagliare l'erba dei prati, per ridurre il rischio di incendi. Google risolse il problema assumendo 200 capre. Rispetto ai tagliaerbe facevano lo stesso lavoro ma inquinando meno e senza disturbare il lavoro dei dipendenti con il loro rumore.

Google Down!

Il 16 agosto 2013, alla mezzanotte italiana, tutti i servizi Google sono andati offline. Un blackout di soli 5 minuti, ma sufficiente per far crollare il traffico web mondiale del 40%. Era già successo che singoli servizi risultassero temporaneamente inaccessibili, ma non tutto l'ecosistema: da Youtube a Drive, da Gmail al Motore di Ricerca.

Mi sento fortunato

Nella home page del Motore di Ricerca, alla destra del tasto “Cerca con Google”, c'è da sempre il pulsante “Mi sento fortunato”. Chi lo usa – pochi, in effetti – viene reindirizzato direttamente al sito che Google ritiene più pertinente rispetto alla ricerca, bypassando però la SERP, ovvero l'elenco completo dei risultati. Compresi quelli a pagamento. Un giochino che si stima costi a Google oltre 100 milioni di dollari l'anno di mancati introiti pubblicitari.

Webmaster di Google (per un minuto...)

Nel 2015 un ex dipendente di Google, Sanmay Ved, navigava in rete a tarda notte quando si trovò di fronte l'impossibile. Il dominio google.com era libero di essere acquistato. 12 dollari e Sanmay ne diventò il legittimo proprietario. Per circa un minuto ebbe accesso alla stanza dei bottoni, riceveva le notifiche legate alla sicurezza, era di fatto il webmaster di Google, praticamente il padrone del mondo digitale. Poi l'ordine di acquisto venne annullato, i 12 dollari rimborsati e Sanmay tornò sulla terra.

Googlare

Da qualche anno Google è approdato anche sulla Treccani, la più celebre enciclopedia italiana, con il neologismo googlare, ovvero “Cercare con Google, fare una ricerca attraverso la rete telematica, servendosi del motore di ricerca Google (e, per estensione, cercare su Internet).”

I fallimenti

Qualcuno ricorda Google+? Picasa? Hangouts? Esatto, anche Big G ha i suoi scheletri nell'armadio, i progetti fallimentari, o comunque chiusi prima del tempo. In Rete c'è anche un cimitero, ovvero il sito ufficiale che li raccoglie tutti.

Sorpresa!

C'è un'espressione inglese, Easter Egg, in italiano uova di Pasqua, che in informatica indica una funzionalità nascosta, una sorpresa. Una volta dentro Google – inteso come motore di ricerca – si nascondevano tantissimi Easter Egg. Oggi molti sono stati disattivati, ma alcuni ancora resistono. Provate a cercare “Do a barrell roll” o a cliccare sul bottone “Mi sento fortunato” sulla ricerca “Google Gravity”.

I Doodle

Letteralmente scarabocchi. Sono rivisitazioni del logo di Google create per celebrare eventi speciali o personaggi famosi. Ovviamente c'è un sito che le raccoglie tutte. Nell'archivio si trova anche quello pubblicato nel 2010 per il 30° anniversario di Pacman, che aveva la particolarità di essere interattivo, ovvero giocabile con mouse e tastiera, e che si stima sia stato visto da 500.000 persone, con una conseguente perdita di ore lavorative pari a 5 milioni.

YouTube per sempre

Non tutti sanno che originariamente YouTube era stato pensato per essere un sito di incontri. Non ebbe successo ed è diventato altro. Ma cosa fanno oggi gli utenti di Youtube? Quello che ci si aspetta da loro: guardano video. Molti video. Secondo le statistiche fornite dalla stessa azienda, se una persona provasse a guardare di fila tutti i video che vengono caricati su YouTube in un solo giorno, impiegherebbe 100.000 anni. Altro che Secolo Brevissimo.

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